ne

1. Come avv. indica il moto da luogo sia reale che figurato: ‘da questo o quel (luogo)’, ‘di lì’ ( ne vengo ora ; ne trasse le conseguenze ; ne derivarono delle complicazioni ); in posizione enclitica assume valore genericamente intensivo ( andarsene, venirsene ).
2. Come pron. segnala sia un rapporto di modo ( ne parlerò a mia moglie, a questo proposito...; non so che farne, di questa cosa; ne voglio riparlare, di questo problema), sia un rapporto partitivo ( ne voglio molto ; ne ho spesi solo pochi, denari), anche riferito a cose non solo sottintese ma generiche ( farne di tutti i colori ‘fare cose di tutti i colori’).
3. Sia come avv. sia come pron., è debolmente accentato ed è normalmente enclitico ( èccone, vàttene ); quando forma gruppo con un altro pronome atono, viene sempre posposto ( me ne andrò ); con gli forma una parola unica ( gliene parlò ); nel caso dell'imperativo affermativo è sempre posposto al verbo ( andatevene ) fuorché nelle terze persone ( se ne vada, se ne vadano ); nell'imperativo negativo può essere preposto o posposto ( non te ne andare ; non andartene ).

Lat. inde ‘da dove'.

pronome

Ci, sia in funzione di complemento oggetto (A tutto ciò che potrà dilettarne, Dante) che di complemento di termine (Se da le proprie mani Questo n'avvene, Petrarca, ci accade).

Lat. nos (atono).

1. Parte iniziale delle prep. articolate nel, nello, ecc., scritte separate nello stile arcaizzante.

   ne lo

   ne la

Estratto dalle forme articolate nello, nella .

preposizione articolato maschile plurale

Variante arc. e poet. di nei.

congiunzione

Congiunzione copulativa negativa equivalente a e non : non l'ho detto né scritto, ‘non l'ho detto e non l'ho scritto’, usata anche in modo correlativo: né detto né scritto; seguita da parola con consonante scempia iniziale dà luogo al raddoppiamento sintattico di questa: nemmeno (da né meno), neppure (da né pure).

Lat. nec .