momento

1. Frazione di tempo associata all'idea della breve durata o della mera episodicità: fammi felice per un momento di tempo (Leopardi); vieni qui un m. ; non c'è un m. da perdere ; non c'è un m. di tregua.
2. L'idea di ‘brevità’ può configurarsi in quella di ‘prossimità’ o ‘urgenza’ ( a momenti gli mollavo uno schiaffo ; la situazione si aggrava di m. in m. ) o nell'idea generica di ‘limitata estensione o quantità’ ( fatti un m. più in là ), oppure ridursi a concetto di ‘immediatezza o simultaneità’ ( obbedire sul m. ; al m. di partire abbiamo appreso la notizia ); l'idea di ‘episodicità’ può invece esprimere vera e propria provvisorietà ( è un'impressione del m. ; a momenti è un angelo, a momenti è insopportabile ) o anche attualità ( è l'uomo del m. ).
3. Il riferimento temporale di comodo è riconducibile ai concetti tradizionali di complemento di tempo determinato ( arriva sempre all'ultimo m. ) o continuato ( possibile che tu mi debba interrompere ogni m.? ).
4. Con valore concreto assume anche il sign. di ‘situazione’ ( la gravità del m. ), ‘circostanza’ ( arrivi in un brutto m. ), ‘occasione’ ( aspettare il m. opportuno ), riconducibile anche a condizione individuale circoscritta ( l'ho detto in un m. di rabbia ; sto vivendo un m. magico ; scrisse il romanzo in uno dei suoi m. migliori di ispirazione ; è un m. no ) o a determinazione oggettiva come elemento di analisi o di classificazione ( il m. cavalleresco nell'Ariosto ; il m. hegeliano in Marx ).
5. In musica, composizione strumentale (quasi sempre solistica) di breve durata e di tono fantasioso; arc., ciascuna delle note o pause costitutive di un tempo musicale.
6. Efficacia intrinseca o potere determinante: Ma con la donna non fu di momento (Ariosto), non ebbe efficacia, potere alcuno; quindi, generic., gravità, importanza.

   cosa di piccolo

   di grande m.

7. In fisica, con diverse specificazioni, indica varie grandezze, scalari o vettoriali, definite dal prodotto di una particolare grandezza per una distanza, o per il quadrato di una distanza.

Dal lat. momentum, der. di movēre e cioè ‘(minimo) movimento’ •sec. XIV.