debole

1. Scarso o privo di forza fisica.

   il malato è molto d.

   la donna è più d. dell'uomo

2. Di scarsa efficacia, vitalità, autorità: un governo d.; un carattere d.; riferito a persona anche come s.m. e f. : è un d. (chi supinamente cede all'altrui volontà); opprimere i d. (cioè quelli che sono oggettivamente privi della capacità di reagire).
3. Come s.m. con valore neutro: il debole (o il punto debole ), il particolare in cui qualcuno si rivela meno abile o capace (la matematica è il suo [punto] d.) o quello per il quale è più suscettibile.

   non bisogna toccarlo nel suo [lato] d.

4. In linguistica: grado debole, nella morfologia delle lingue che si fondano, anziché sui soli prefissi, infissi e suffissi, anche su varianti della radice o del tema, il grado debole è quello che mostra la vocalizzazione meno vistosa o addirittura ne è privo; per es. l'italiano discente risale a un verbo incoativo lat. discĕre da un più antico *di-de-scere, in cui -de- rappresenta il grado debole della radice che al grado forte appare invece con la vocale o di doc e sopravvive, sia pure senza valore formale, nell'italiano docente.
5. In chimica, di elettrolita che in soluzione acquosa si dissocia solo parzialmente o di legame che si instaura tra le molecole.

Lat. debĭlem .